ombre di artista di corpi trasformati da luce e ombra
L’idea di “ombra” è forse, non senza una certa produttiva provocazione (come provocatori sono i gialli accesi, i blu e i viola luminosi) messa in discussione nella sua iconografia ovvia e attesa. Filiforme come quella “etrusca” ombra della sera icona di Volterra, è costruita da comparti di storie sequenziali e intriganti, quasi dei totem tribali-romantico-fiabeschi, che nella dualità con le “isole”, inizia un viaggio in cui l’isola-femmina-madre-natura-donna, è continuamente proiettato in luoghi di gentile, quanto potente, trasfigurazione. Un viaggio che sembra compiuto nell’ombra stessa dove la simbologia è totale come la trasformazione del corpo conosciuto. La generosità del dettaglio e delle direttrici percettive apparenti, le stesse incursioni materiche in oro, rivelano ancor più, per opposizione, il lato misterioso ed imperscrutabile di una narrazione dove il versante solare e quello oscuro dell’anima parlano uno stesso linguaggio rivelato dalla gentilezza del segno e dalla luce enigmatica del colore.